La Street Art dopo i muri conquista anche i marciapiedi

Proroga all’ iniziativa open air “Tombini Art” di Milano. Sarà visibile fino a maggio 2012

di Elisa Montanari

A Milano l’azienda Metroweb ha creato l’iniziativa “Tombini Art. Sopra il sotto”. La prima edizione si è svolta nel corso del 2009 e a novembre 2011 è iniziata la seconda. Per questa seconda occasione sono stati creati venti nuovi tombini con la collaborazione di cinque Street artists internazionali; grazie al loro disegno e alla realizzazione tecnica in ghisa dell’azienda Ferb, le botole che normalmente coprono la rete di fibre ottiche della città decorano ora una delle vie upperclass della città: via Montenapoleone. Gli artisti sono alcuni dei maggiori esponenti di questo fenomeno artistico, e cioè Shepard Fairey alias Obey (New York), Rendo (Milano), Flying Fortress (Berlino), Space Invader (Parigi) e The London Police (Londra). L’iniziativa che doveva terminare a fine dicembre 2011, grazie al grande successo è stata prorogata fino a maggio 2012, al termine del quale i tombini verranno battuti all’asta da Christie’s e il ricavato donato in beneficenza.

Il desiderio dell’arte di uscire dalle porte del museo è ormai cosa nota. Le pratiche di arte ambientale, Public Art, Street Art e performance, per esempio, che in questi anni si sono espanse a macchia d’olio per le nostre città, hanno fatto acquisire al pubblico consapevolezza della necessità di guardarsi attorno : la vera fruizione delle opere d’arte del nostro tempo comincia per strada.

Mentre osserviamo ciò che ci circonda e volgiamo lo sguardo verso l’alto alla ricerca di sculture, installazioni o murales, abitualmente non prestiamo attenzione a dove mettiamo i piedi.

Ecco un’iniziativa che ci fa prendere coscienza del fatto che l’arte oltre ad essere per strada è anche sulla strada.

La Street Art ha così l’occasione di avvolgere completamente lo spettatore: questi non si trova solo contornato da enormi immagini che comunicano costantemente dai muri, ma ora anche abbassando lo sguardo per fuggirne, è ancora raggiunto dalla parola dell’arte.

Come si evince da un’intervista a The London Police, alcuni degli stessi artisti partecipanti, non riconoscono l’iniziativa come un evento propriamente di Street Art, bensì come progetto essenzialmente artistico. Nonostante ciò, questa si propone alcune delle stesse finalità di un “pezzo” sul muro.

L’arte vuole entrare a far parte della vita della gente, parlarle sottovoce e diventare parte integrante dell’assetto urbano per il quale è creata. Vuole essere un’arte democratica, visibile da tutti e vissuta da tutti, condividendo le stesse sorti del luogo nel quale è inserita, quand’anche sia il calpestio della gente.

Ma questa visibilità e capacità di avvolgere lo spettatore è una caratteristica sulla quale si fanno concorrenza arte e pubblicità. Non dimentichiamoci infatti che, per quanto sia apprezzabile artisticamente, “Tombini Art” è un’iniziativa commerciale, ideata per rendere maggiormente conosciuta l’azienda. A tal fine su ogni opera è applicata una targhetta col nome della società finanziatrice insieme al nome del progetto. Si rischia allora di cadere in una mercificazione dell’arte che abbandona i propri assunti di libertà espressiva per mettersi al servizio di un “signore”? Per quanto questa soluzione possa sembrare un abominio, non bisogna rischiare di cadere in un moralismo troppo sterile. Non si può ignorare che l’arte fin dall’antichità è sempre stata utilizzata come strumento di propaganda, sia quando questo intento era palese e venivano glorificati l’operato e le doti del committente, sia quando semplicemente diventava uno mezzo indiretto per ottenere prestigio. La maggior parte delle opere è sempre stata commissionata da un acquirente che ne influenzava la realizzazione. Questo rapporto tra l’arte e il suo finanziatore può anche essere portatore di vantaggi per entrambe le parti; il committente può sfruttare la visibilità dell’iniziativa artistica a patto di non pilotare il soggetto della rappresentazione, in modo da lasciare ai contenuti quel respiro creativo necessario alla pratica artistica di qualità.

L’arte torna a farsi decorazione della città,  come avveniva già in tempi lontani, ma in questo caso cambia il soggetto sul quale opera; palazzi e piazze lasciano il posto a tombini e altri oggetti solitamente anonimi, non esteticamente apprezzabili e di norma associati al degrado delle nostre strade. Ad essi viene così infusa nuova linfa vitale.

La riqualificazione urbana attraverso le pratiche artistiche è un’operazione che sta interessando sempre più costantemente le nostre città. Abitualmente è la via praticata anche dalla Street Art, anche se spesso le pubbliche amministrazioni non se ne rendono conto; fortunatamente un risveglio da questo punto di vista sembra essere alle porte.

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