Stépanie Nava, francese classe 1971

Il lavoro di Stephanie è prevalentemente grafico, fatto di figurini e geometrie che si combinano delicatamente su carta bianca. Amante della purezza della linea e dell’intervento grafico minimo, prova a cogliere l’interferenza dell’uomo con l’ambiente circostante, studiando i meccanismi di relazione e comunicazione. Questa serie, vena sofisticata in bianco e nero, è il preludio ai lavori sulla struttura del luogo, dove l’uomo, soggetto agente, si dissolve in favore di uno studio della coppia dialettica abito/abitare. Qui l’artista interviene valicando il confine della bidimensionalità, dilatando la portata semantica dell’opera e sfruttando materiali diversi, tra cui gessi, corde e legno. I plastici paiono subire uno svuotamento della massa e, sottratti ai confini della loro individualità, si tramutano in un complesso architettonico compresso: una struttura legata, con elementi propri della prossemica, su cui l’artista con elegante veemenza indaga.

Come dei prospetti o delle mappature sul contemporaneo, i suoi bozzetti e la sua produzione artistica  rivelano involontariamente i suoi legami con la cultura nordica, con l’architettura eco sostenibile ed ecocompatibile, e con l’equilibrio, sempre precario, tra artificiale e naturale.

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