Urban Arena, l’arte sul tetto che scotta


Andrea M. Campo. La metropoli li vuole creature notturne, illegittimi decoratori dell’arredo urbano e artisti guerriglieri al chiaro di luna che violano i dettami istituzionali a favore della parola libera: ma se il loro ingresso nei palazzi della legalità può svilire il senso atavico del grido dell’autodeterminazione è altrettanto vero che indica l’ufficializzazione e il riconoscimento del loro status di creativi e artisti. Non è sicuramente la prima volta che rappresentanti della Street Art -sic- varcano l’ingresso principale di un’istituzione museale prestigiosa, ma l’evento del Museo d’Arte Contemporanea Roma ha i prodromi della promozione con lode: fino al 4 novembre, gli ambiente aperti del MACRO ospitano negli spazi della terrazza “Urban Arena”, un progetto articolato in più tappe dove, di volta in volta, giovani talenti in ascesa della Street Art realizzeranno opere site specific.

Arduo compito di inaugurare il nuovo orizzonte creativo del polo romano è toccato a Bros, al secolo Daniele Nicolosi, giovane writer milanese salito agli onori della cronaca per un ben noto scontro all’interno dell’amministrazione comunale meneghina cui prese parte Vittorio Sgarbi che, schierandosi a favore del giovane, lo definì “il nuovo Giotto”. Bros realizza sulla terrazza in vetro, posta sopra l’auditorium del museo, un complesso mosaico di pellicole traslucide – e colorate – che ricompongono l’immagine satellitare di “Andrea” (che è anche il titolo dell’opera), il secondo uragano più distruttivo nella storia degli Stati Uniti che nel 1992 provocò danni per 26.5 miliardi di dollari. Sfruttando i giochi prismatici della fontana, il writer mette in dialogo spazi interni e spazi esterni del museo: il lucernaio si fa palcoscenico e invita i visitatori all’esplorazione di vivaci fenomeni ottici. Se l’intento di Bros è un monito che oltrepassa l’osservazione del vero e del presente, Sten & Lex, chiamati, anche loro a rappresentare la categoria in Urban Arena, affermano l’essenza del ricordo e il lento disgregarsi nel tempo che anela a una nuova realtà e a nuove immagini. Su una delle grandi pareti esterne del museo, i due artisti hanno applicato e ritagliato una matrice stencil di carta e seguendo una tecnica da loro inventata, hanno dipinto di nero gli spazi vuoti, tracciando motivi geometrici meccanici e semplici. Gli stencil cedendo alle intemperie – e alla curiosità dei visitatori che potranno liberamente intervenire- verranno staccate mostrando gradualmente l’immagine sottostante che si paleserà in tutta la sua interezza solo alla fine del processo.

Contemporaneamente -e fino al 22 luglio- resteranno in mostra al Macro anche le opere del progetto Open Studio, fine del primo ciclo del programma Artisti in residenza avviato lo scorso gennaio: nel percorso espositivo i lavori di Carola Bonfili, Graham Hudson, Luigi Presicce e Ishmael Randall Weeks, corredati dai materiali di ricerca raccolti durante i mesi della loro permanenza.

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