Stubnitz, la nave che muove cultura

Federica Melis. Era il 1964 quando a Stralsund Volkswert, uno dei quatro cantieri navali della Repubblica Democratica Tedesca, venne costruita la Stubnitz, una nave di 80 m concepita per la pesca e lavorazione del pesce nel Mar Baltico. Nel 1991, in seguito alla caduta del comunismo tedesco, una cooperativa di lungimiranti artisti e ingegneri di Francoforte, Vienna e Berna sotto la leadership dell’artista sonoro svizzero Urs Blaser – alias Blo– dopo due anni di raccolta fondi acquistarono il vecchio peschereccio appartenuto alla DDR con l’intento di creare una piattaforma di scambio culturale attraverso una serie itinerante di eventi audiovisivi. L’ambizioso progetto, si prometteva di riformare la nave dall’interno mantenendo pressoché inalterata la struttura principale, che invece venne semplicemente adattata ai moderni standard di sicurezza: la stiva di carico fu convertita in due sale dotate del necessario per mettere in scena spettacoli di musica dal vivo, di rappresentazioni teatrali, mostre, eventi multimediali, seminari e workshop. La nave venne inoltre attrezzata per la registrazione digitale audio-video, con un laboratorio per la post produzione, uno studio di grafica, un laboratorio per la fotografia, uno per la stampa e una stazione radiofonica. La Stubnitz così equipaggiata, salpò per il suo viaggio inaugurale, nel 1994, alla volta di San Pietroburgo. Da quel momento in avanti la motonave, ancora oggi capitanata da Urs Blaser, è stata e rimane un progetto culturale unico al mondo che si impegna nella ricerca e nella documentazione di musica contemporanea e performance d’arte nell’Europa Settentrionale, a tutto vantaggio degli artisti e del pubblico rappresentando una base mobile per la comunicazione internazionale e lo scambio interculturale. La sua attività è documentata fin dalla nascita all’ interno dell’ A/V lab. (laboratorio audio-video)  dove un vasto assortimento di attrezzi fatiscenti e monitor di computer oramai in disuso cooperano nell’attuazione di regolari trasmissioni radiofoniche che annotano tutti gli eventi che si svolgono sulla nave, col risultato di un imponente archivio in cui giacciono catalogate migliaia di registrazioni. Ma la provvista di ricordi della Stubnitz non è unicamente di tipo sonoro, innumerevoli sono anche i materiali documentari video e fotografici; come quelli esibiti da   Marc Carl Schneider -fotografo ufficiale della Stubnitz dal 1997 al 2001- in una mostra fotografica  allestita sulla stessa nave tra il 1998 e il 2003 che quotidianamente rinnovava il suo repertorio a riprova del carattere mutevole di un progetto -tale è quello di Blo & co.- senza una precisa prospettiva, un progetto che vira intrepido verso rotte sempre nuove. Durante l’inverno la motonave è attraccata a Rostock, in Germania, uno spazio culturale fermo, nei mesi più caldi raggiunge diverse destinazioni. Tra il 1994 e il 2012 la Stubniz ha navigato verso San Pietroburgo, Malmo, Amburgo, Stoccolma, Lubecca, Rotterdam, Amsterdam, Brugge, Stettino, Klaipeda, Riga, Newcastle, Copenaghen e Londra promuovendo oltre 1.500 eventi per un totale di più di 430.000 persone salite a bordo in qualità di pubblico partecipante. L’equipaggio, composto prevalentemente da volontari – per una questione di bilanci economici- è sostanzialmente suddiviso in personale di navigazione e personale per gli eventi, ma la stessa natura variabile e variegata dell’impresa rende difficile il mantenimento di un sistema di ruoli una volta per tutte definito, accade così che essi divengano intercambiabili, che coloro che compiono il proprio ingresso nel lato culturale possano impegnarsi sul versante marittimo e viceversa. Il risultato è un lavoro caratterizzato da una dinamicità e versatilità davvero uniche cui fanno da sfondo l’installarsi inevitabile di continue ibridazioni fra le differenti culture in transito. Il progetto culturale della Stubnitz configurandosi come spazio neutrale in cui far convergere differenti culture, riflette sullo specchio delle acque in cui naviga lo status delle arti contemporanee non più classificabili secondo schemi classici e consolidati. Non essendoci più un canone che dirige la rotta dell’arte, le mete possono essere infinite; come quelle seguite dalla Stubnitz che guidata da una bussola disobbediente alle leggi del magnetismo,  pare invece essere più fedele al libero arbitrio artistico. La motonave che trasporta cultura oramai da vent’anni è il simbolo di un processo che vede spazzati via i vecchi confini in cui i nuovi paesi sono incorporati in un’unica e grande Europa, dove le mescolanze culturali sono ineludibili e dove l’ibridazione diventa sinonimo di arricchimento, permettendo nuove forme di espressione e linguaggio e divenendo testimone di questo presente contraddittorio, multiforme e dinamico, e proprio per questo, incredibilmente vivo.

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