Ernesto Esposito e l’abitudine all’arte

Il collezionismo privato incontra la tendenza pubblica

Il Mambo rilancia la sfida all’economia (anche culturale) presentando la collezione di uno dei più importanti designer di calzature d’alta moda che questo secolo ha regalato. Si badi bene, non dell’artista Ernesto Esposito, pur espressa in quarant’anni di collaborazioni con importanti maison del calibro di Sergio Rossi, Marc Jacobs (con cui collabora per quasi dieci anni) Chloé, Sonia Rykiel e Louis Vuitton ma della sua passione per il collezionismo d’arte – che lo ha portato, parallelamente e con la mano sinistra – a creare un nucleo di opere contemporanee particolareggiato e vitalistico, che il Mambo propone grazie anche all’intervento dell’ORA s.r.l..

CARA DOMANI opere dalla collezione Ernesto Esposito presenterà 77 opere e 67 artisti, aprendo i battenti il 29 settembre per rimanere aperta fino al 2 dicembre.

A curare il catalogo-rotocalco  (pubblicato da Corraini Edizioni) l’intervento primo di Gianfranco Maraniello, direttore del Museo, insieme a una lunga intervista della curatrice Caroline Corbetta al collezionista e agli interventi di alcune personalità che hanno incontrato e si sono accostati al cammino di questo collezionista partenopeo.

La selezione operata richiama la raccolta permanente dello spazio museale e con questo crea una sorta di dialogo in cui lo spettatore può cogliere somiglianze nello spirito che mosse il privato e il pubblico all’indomani degli anni settanta e fino ad oggi (Matthew Barney, Joseph Beyus, Michelangelo Pistoletto solo solo alcune delle affinità espositive presenti).

Gli artisti in mostra, il cui elenco appare per gli appassionati una caccia al tesoro

avaf (assume vivid astro focus), Charles Avery, Matthew Barney, Joseph Beuys, Tom Burr, Jota Castro, Peter Coffin, Dan Colen, Martin Creed, Alberto Di Fabio, Natalie Djurberg, Luke Fowler / Kosten Koper, Claire Fontaine, Luca Francesconi, Cyprien Gaillard, Andreas Gursky, John Henderson, Damien Hirst, Haavard Homstvedt, Rashid Johnson, Alex Katz, Terence Koh, Joseph Kosuth, Yayoi Kusama, Marck Lackey, Phillip Lai, Jim Lambie, Annika Larsson, Fabian Marti, Jason Martin, Robert Mapplethorpe, Barry McGee, Ryan McGinley, Birgit Megerle, Jonathan Monk, Seb Patane, Marco Perego, Manfred Pernice, Jack Pierson, Michelangelo Pistoletto, Richard Prince, Rob Pruitt, Mel Ramos, Robert Rauschenberg, Dan Rees, Ugo Rondinone, Thomas Ruff, Eduardo Sarabia, Steven Shearer, Markus Schinwald, Agathe Snow, Dash Snow, Martin Soto Climent, Ruby Sterling, Hank Willis Thomas, Keith Tyson, Cy Twombly, Vedovamazzei, Eulalia Valldosera, Francesco Vezzoli, Tris Vonna-Michell, Kelley Walker, Andy Warhol, Gillian Wearing, Jordan Wolfson, Aaron Young

permetterà ad un pubblico “profano” di affrontare come un gioco i molti movimenti dell’arte succedutisi negli ultimi decenni. Viceversa all’occhio allenato dello storico dell’arte non passerà inosservata la tendenza all’eclettismo, al consumo e possesso istintivo e viscerale che sempre caratterizzò Esposito, il cui modo di collezionare si faceva simile alla spasmodica conquista di una perfezione trascendente l’opera, un’illuminazione totale del mondo arte.

A dare il titolo alla mostra CARA DOMANI è Esposito stesso, per mezzo di un opera da lui acquistata e in allestimento negli spazi del Mambo: Cara domani è infatti il nome dell’opera di Jack Pierson del 1995 in cui l’artista americano mette insieme le due parole che racconta di avere sentito pronunciare più spesso durante un suo soggiorno nel capoluogo campano.

Una forte impronta regionale e contestativa che si rivela in alcuni pezzi in mostra come l’assemblaggio in ferro di Robert Rauschenberg Albino Spring Glut (Napolitan) (ricavato dalla spazzatura della città) o Vesuvius di Andy Warhol (una delle diciotto raffigurazioni pittoriche del vulcano eseguite nel 1985) rivelando il carisma focoso e ancestrale mai perduto e presente nel gusto stilistico e nella scelta delle opere.

 

CARA DOMANI

opere dalla collezione Ernesto Esposito

a cura di Caroline Corbetta

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

29 settembre – 2 dicembre 2012

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