Il compromesso di un uomo: Elia Kazan

Giuditta NaselliIl compromesso (The Arrangement,1969) è la storia di Eddie Anderson (Kirk Douglas), un dirigente pubblicitario di una grossa azienda che, nonostante sia all’apice del successo, dopo aver conosciuto la giovane e avvenente Gwen (Faye Dunaway) cade in depressione, mettendo in discussione ogni cosa. Eddie tenta il suicidio lanciandosi con l’automobile sotto un camion, sopravvive ma, durante la convalescenza in ospedale, lo stato depressivo si acutizza al punto da provocare in lui una dissociazione della personalità.

Alla sua uscita il film fu attaccato ferocemente dalla critica americana, sollevando il compiacimento di Kazan che aveva come unico intento quello di turbare le convenzioni sociali, mostrando quali fossero le maschere del tempo.

Anche se la pellicola si presta a più interpretazioni permettendo la costruzione di disparati apparati critici diventa immediata la comparazione tra il protagonista e il regista Elia Kazan. Già il titolo del film, Il compromesso, rappresenta la confessione di un uomo che nonostante fosse un cineasta di fame internazionale, vincitore di 5 premi Oscar e autore di capolavori come Fronte del porto (On the Waterfront, 1954) e Un tram chiamato desiderio (A Streetcar Named Desire, 1951), durante il periodo del maccartismo fu costretto a collaborare con la Commissione del senatore McCarthy, accusando di filocomunismo diversi attori e registi.

Mentre il vero nome di Eddie Anderson è Eddie Evangelos, quello di Elia Kazan è Elias Kazanioglou. Mentre il protagonista del film si ribella a se stesso e ai vincoli familiari e sociali, il suo regista si rivolta e insorge contro un passato che non può essere redento.

Eddie rappresenta per Kazan un prototipo, quello di un carattere ambivalente, di un io diviso tra la ribellione storica di quegli anni (il film uscì nel 1969) e il perbenismo di una società che non perdona, come quella americana. Al carattere dissidente ed eversivo del protagonista non può essere però associata la figura che si fa largo nell’immaginario degli anni Sessanta/Settanta, quella dell’hippie. Infatti, nonostante il movimento hippie abbia avuto come bandiera l’anticonformismo e il rifiuto di una vita codificata dalla produzione di ricchezza e lavoro, Kazan così afferma: “Guardando sotto le loro barbe e le loro collanine e i loro vestiti a fiori e i sacchi a pelo si poteva facilmente indovinare la mancanza di spessore politico e culturale”.

Nessuna evanescenza o sfumatura ilare per Eddie Anderson, attanagliato da una ribellione autentica e spinto dal desiderio recondito di scardinare prima che le convenzioni del suo tempo, se stesso.

Il compromesso è senz’altro il film più sociale di Kazan, tanto che lo stesso Martin Scorsese afferma che quando, da giovane, vide per la prima volta la pellicola rimase sconvolto nel ritrovare nei personaggi quelle caratteristiche proprie della gente comune.

Ciò che Elia Kazan si propone non è affascinare e sedurre lo spettatore ma, piuttosto, raccontare una storia nella quale egli si possa riconoscere. Proprio per questo motivo i personaggi del film non sono né simpatici né antipatici, rappresentando quella gente comune, la cui normalità viene messa in crisi. Eddie si dissocia da se stesso fino al punto da essere internato in un ospedale psichiatrico, la moglie, che lo fa rinchiudere, intraprende una storia d’amore con l’avvocato di famiglia, mentre l’amante Gwen finisce per smarrire se stessa nel labirinto delle incertezze sentimentali.

Con Il compromesso la poetica del regista giunge all’apice della maestria cinematografica, lavorando su due piani diversi: un uso spietato della macchina da presa che sonda i volti dei personaggi e un’attenzione dolce e profonda alla condizione dei loro cuori.

Il film fu giudicato a suo tempo antiquato ma, al contrario, si distingue per modernità nella scelta di raffigurare personaggi non “eccezionali”, comuni, in modo che lo spettatore non potesse girarsi dall’altra parte ma fosse piuttosto costretto a guardare se stessa.

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