Gli opposti si attraggono

Silenzio e suono, presenza e assenza, convivono e si completano nella coppia svedese Lars Nyberg & Lina Nordenstӧm in mostra a Dublino

 Elisa Daniela Montanari. Ventuno giorni per ammirare la piena e minimale nordicità dei due artisti svedesi protagonisti della nuova mostra alla galleria GRAPHIC STUDIO specializzata in arte grafica. 8-29 Novembre le date in cui saranno esposte le nuove opere della coppia Lina Nordenstrӧm e Lars Nyberg.

Uniti nella vita non potrebbero essere più diversi nell’arte: concettuale e astratto il lavoro di lei, figurativo e realista quello di lui. Opposti ma complementari, i loro lavori sembrano esaltarsi a vicenda in un connubio senza dubbio ben riuscito.

Lina Nordenstrӧm, fautrice di importanti lavori di Arte Pubblica in Svezia, approfondisce in questa mostra alcuni aspetti della sua arte emersi nei lavori realizzati a Uppsala, a Falun e nella piazza Moa Martinson a Stoccolma, inaugurati quest’anno.

“La prima volta che ho visto un film di Tarkovskij cercavo con tutti i miei sforzi di comprenderne il significato, poi ho realizzato, forse non è così importante scoprire il perché di ogni cosa, forse bisogna solo godersi il film e lasciare che la pellicola scorra. In quel momento ho provato un grande sentimento di sollievo”. Con quest’aneddoto Lina Nordenstrӧm espone il suo lavoro. Le lettere, le parole, così come le mappe e i disegni architettonici, a loro modo sono tutti linguaggi, ciò che l’artista vuole mettere veramente in luce non è il contenuto del messaggio, ma il vettore. “Non è importante il luogo rappresentato dalla mappa, ciò che è affascinante è la raffigurazione della mappa in sé; così come non è importante l’oggetto rappresentato da una parola, è la lettera stessa che ha un valore grafico e visivo autonomo”. Tutti i linguaggi possono essere letti solo dopo la decodificazione dei loro elementi secondo regole precise, l’intento dell’artista è di dislocare l’oggetto dal suo abituale contesto rendendone impossibile la decifrazione secondo le regole usuali; nella mente dello spettatore si crea una sorta di cortocircuito nel momento in cui vede una parola, una mappa o un disegno, che riconosce come elemento ordinario e dal quale si aspetta una precisa corrispondenza a un elemento del mondo reale ed esperibile, che però risulta inesistente. Il linguaggio diventa un elemento puramente astratto, sebbene ancora riconoscibile. E’ interessante come la reazione del pubblico alle opere di Lina si divida in due categorie: una parte reagisce come l’artista, con sollievo alla notizia dell’assenza di un significato nascosto e all’invito a godere semplicemente dell’immagine; l’altra parte con delusione.

Una volta perso il valore funzionale, le parole e le lettere si trasformano in mattoncini lego con cui giocare alla creazione di mondi paralleli: “28 lettere nell’alfabeto svedese sono come pietre trovate e raccolte per strada, collezionale, mescolale e disponile come vuoi, ma attenzione a non occuparti di troppe cose alla volta; 28 è un numero più che sufficiente”. Questo è l’avvertimento che lancia l’artista in uno dei testi presentati alla mostra. Le parole e le lettere diventano gioco e si trasformano in puro suono.

Queste sperimentazioni hanno forse un antenato comune alle ricerche sonoro-grafiche futuriste, e all’associazione libera surrealista o forse più semplicemente, derivano dall’inarrestabile e ansiogena ricerca che porta l’essere umano a creare simboli sempre più complessi, per poi distruggerli, come un bambino agisce contro il suo stesso castello di sabbia.

Suono, segno grafico e libera associazione rendono la parola finalmente sinestetica, e nel frattempo la legano alla delicatezza della rappresentazione figurativa appartenente ai lavori di Lars Nyberg. Le sue opere finemente dettagliate trattano elementi naturalistici e paesaggi in una maniera profondamente intima e quasi spirituale. Il silenzio, la solitudine, il raccoglimento è ciò che emerge da queste piccole immagini, rendendole assolutamente complementari a quelle della sua compagna.

Due vite, due lavori artistici, due facce della stessa medaglia, due modi opposti ma paralleli per raccontare un universo e il suo opposto. Il suono delle parole convive con il silenzio della solitudine, così come la presenza di un luogo e uno spazio riconoscibili convivono con la loro assenza.

 

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