“Basta una parola su una pagina ed è subito dramma”

 L’Amore Arrabbiato nella drammaturgia di Sarah Kane

Elena Scalia. Sarah Kane rappresenta una delle esponenti più discusse del teatro contemporaneo, nata nel 1971 e scomparsa a ventotto anni, è stata definita la capofila della cosiddetta «New Angry Generation britannica». Per conoscere questa complessa personalità artistica ho intervistato Giovanni Covelli M. un giovane regista e dottorando colombiano che, da circa tre anni, sta conducendo una ricerca sulla Kane presso il Dams di Bologna.

La prima domanda riguarda la consacrazione della Kane come capofila della giovane generazione arrabbiata inglese, ci puoi spiegare quali sono i termini ed i presupposti di questa definizione?

Credo che sia molto importante sottolineare che lo stile della Kane affonda le sue radici nella letteratura teatrale inglese dove, negli anni Cinquanta, era già esplosa una generazione di artisti ribelli, protagonisti di un importante stravolgimento in campo drammaturgico. Mi riferisco soprattutto ad Osborne che, con un testo dal titolo Ricorda con rabbia, mira proprio come la Kane,  a distruggere le forme drammatiche precedenti creando una tessitura verbale e scenica molto violenta. Entrambi i drammaturghi infatti, anche se in fasi storiche molto diverse, si scagliano contro i problemi della realtà giovanile contemporanea denunciandone il profondo malessere.

Qual è dunque l’immagine  che la Kane restituisce della generazione degli anni Novanta?

Fondamentalmente i giovani rappresentati nei suoi testi cercano di capire cosa sta succedendo nel mondo; sono vittime di una profonda repressione politica e per questo «esplodono» facendo nascere un vasto movimento anarchico. Si tratta di una generazione che non vede un futuro, figlia di un mondo che non lascia loro spazio per crescere e darsi un senso. Alla luce di questa realtà la società inglese si rifugia nel football che diventa una delle discipline più importanti proprio perché apre uno spazio, un “campo” dove poter sfogare la rabbia incontenibile. La stessa Kane ha più volte affermato che l’effetto di un buono spettacolo teatrale deve essere simile alla sensazione di imprevedibilità percepita quando si assiste ad una partita di calcio. La drammaturga dunque pone lo spettatore in uno “spaesamento” che gli impedisce di capire fino all’ultimo cosa sta per succedere, lo sorprende.

 

 

Perché la critica ha puntato a rappresentarla come una scrittrice polemica, provocatoria e interessata solo a farsi pubblicità?

Sono critiche senza fondamento: fin dal debutto della prima opera, Blasted, la critica non ha saputo cogliere la potenza drammaturgica della Kane. E’ vero, le tematiche trattate in scena mostrano situazioni di violenza, di stupro e di guerra ma si fanno anche icona e simbolo della distruzione interiore dell’essere umano. Parallelamente la drammaturga opera progressivamente un altro tipo di distruzione: quella cioè del testo e della scrittura drammatica. Nei primi lavori della trilogia dal titolo Sick, la drammaturga usa il monologo, nelle opere successive Blasted , Phaedra’s love e Cleansed decide di cimentarsi nel dialogo fra più personaggi, fino ad arrivare a Crave ed  4.48 Psychosis in cui porta agli estremi la forma monologale destrutturando il linguaggio e disegnando un vero e proprio poema scenico. In 4.48 Psychosis infatti non c’è più alcuna traccia di nozione drammatica né di personaggio, né di riferimenti spaziali o didascalie per la messa in scena. Una drammaturgia che “scoppia” dunque ma che lascia dietro di sé “detriti” di poesia.

É molto importante quindi il monologo nelle sue opere.

Sì, infatti è proprio la forma monologale che fa emergere la poesia dei suoi testi: in essi la Kane esprime le proprie riflessioni raggiungendo la profondità del suo Essere più intimo. Siamo spettatori di un racconto autobiografico ed di un dialogo che la scrittrice attua con se stessa, in cui si pone e ci pone di fronte a questioni esistenziali, delineando il proprio destino personale.

La violenza è l’unico motore propulsore dell’opera della scrittrice o emergono altre realtà?

I testi della Kane si concentrano in particolare sulla violenza quotidiana delle relazioni; la scrittrice amava ripetere che «noi siamo i semi dell’albero» e che la guerra è solo un eco dei nostri conflitti interni. Queste dichiarazioni si rendono visibili nelle dinamiche violente ed autolesioniste dei personaggi che sfociano spesso in vere e proprie scene di guerra: in Blasted ad esempio, i due protagonisti chiusi in una stanza d’albergo, si ritrovano improvvisamente assediati e colpiti da un’esplosione devastante. Ma la guerra, nell’opera di Sarah Kane, è strettamente connessa all’amore: «love me or kill me[1]» afferma Grace in Cleansed. Quest’ultimo lavoro infatti trae ispirazione dal concetto di Roland Barthes secondo cui «been in love is like been in Auschwitz».

 

A questo proposito credo che la vita della Kane sia profondamente legata alle sue opere, quasi come se fossero le tappe del suo percorso artistico, ma soprattutto esistenziale, che si conclude nella scelta finale di togliersi la vita.

Sì, penso che l’ultimo lavoro 4.48 Psychosis sia un’opera /testamento molto critica ed ironica soprattutto rispetto alla tematica della malattia mentale con i suoi metodi di cura, ma non solo. Credo che si possa definire anche un trattato teatrale, una vera e propria dichiarazione di poetica: «Basta una parola sulla pagina ed è subito dramma» recita la voce monologante in una delle pagine finali dell’opera, anche i silenzi e l’assenza di didascalie nel testo sono fondamentali e carichi di significato. La forma drammatica di 4.48 Psychosis sta inoltre nel modo in cui la Kane sceglie di disporre le parole ed i numeri che spesso disegnano sulla pagina scale ascendenti e discendenti, presentando veri e proprie indicazioni e problemi registici. Sarah non ci regala solo la poesia del suo mondo interiore ma lascia anche il proprio contributo teatrale attraverso un trattato racchiuso nella sua ultima opera. Non a caso forse l’ultima battuta di 4.48 Psycosis termina con un’indicazione scenica: «per favore aprite le tende.[2]».

Grazie Giovanni. A fine Marzo a Lincoln è previsto il festival internazionale dedicato a Sarah Kane,  per chi fosse interessato il link è: http://www.lincoln.ac.uk/home/campuslife/whatson/eventsconferences/event%20name,9192,en.html

 

 

 

 

 


[1] SCARLINI LUCA (a cura di), Sarah Kane, Tutto il teatro, Torino, Einaudi, p.115.

[2] [2] SCARLINI LUCA (a cura di), Sarah Kane, Tutto il teatro, op. cit., p.220.

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