La strada bianca

La collezione della Raccolta Lercaro è composta da 1600 opere, ed ha avuto origine  da alcune opere che furono donate al Cardinale Giacomo Lercaro in occasione del suo ottantesimo genetliaco.  Nella raccolta sono presenti opere di altissimo valore artistico, tra le quali opere di Francesco Messina, Giacomo Manzù, Marino Marini e Arturo Martini.

Presso la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro – Raccolta Lercaro e in collaborazione con la Galleria San Fedele Milano Venerdì 13 aprile 2012 è stata inaugurata la mostra Con Gli Occhi Alle Stelle giovani artisti si confrontano col Sacro.

Confrontarsi con il sacro non è impresa semplice, e oggi potrebbe sembrare anacronistico. Sacro proviene dal latino  sacer (forma arcaica sakros ) e ha per radice indo europea Sak, che è ciò che è dato come ciò che è, quindi qualcos’altro separato dall’uomo, qualcosa che non può essere avvicinato, ma che tuttavia attira l’uomo a sè. Nella lingua Maya Sak ha il significato di strada bianca, percorso sacro. I sacer-doti fanno da mediatori e mettono in rapporto l’uomo e le divinità.   Anche i simboli sono segni d’appartenenza e riconoscimento (symbolon). I simboli sono legami, l’oggetto precedentemente separato ha percorso altre strade, poi viene rimesso insieme, e nell’istante in cui i due pezzi combaciano perfettamente si concreta l’unione e il riconoscimento.

Otto giovani artsiti: Francesco Arecco  Ettore Frani  Marco La Rosa  Elisa Leonini  Sergio Lovati  Daniela Novello  Daniele Salvalai  Alessandro Sanna si cimentano in questa impresa non proprio semplice, utilizzando i simboli della tradizione giudaica cristiana e attraverso le loro opere artistiche utilizzando i linguaggi della contemporaneità tentano di costruire la strada bianca che porta al sacro, di riunire ciò che è stato separato.

L’arca di Noè di Francesco Arecco è un fantastico vascello madre che appeso al soffitto ondeggia come una culla e accoglierà l’umanità tutta, che nel vascello troverà rifugio e si salverà.

Ettore Frani nel trittico Respiri, tratta il tema del Soffio vitale, attraverso una pittura fatta di silenzi e sospensioni ci mette di fronte alla fragilità della nostra condizione umana e nel contempo nella potenza e nel mistero del respiro che è la vita.

Marco La Rosa si cimenta con l’Ultima Cena, L’argomento del terzo uomo, dove le mani dell’umanità tutta si cercano in uno spazio circoscritto, intessendo relazioni e legami.

Gerusalemme Celeste è rappresentata da Elisa Leonini con l’opera Quest. Un cubo di luce e un labirinto, uno spazio sacro non più separato ma  coincidente come un symbolon che riunisce e identifica.

Sergio Lovati, presenta una serie di lavori fotografici, operando una riflessione sulla dimensione temporale, e conseguentemente sul rapporto luce-ombra raffigurando la presenza divina che abita le cose del mondo.

Con l’opera Alla Fonte, Daniela Novello, ha rappresentato un Dio recintato attorno a un pozzo, dove il pozzo è il simbolo della rinascita dalla morte alla vita.

La torre Babel, simbolo tradizionale della presunzione dell’uomo, viene rappresentata da Daniele Salvalai da un altissimo scheletro di metallo sul quale è impossibile salire poiché i suoi gradini sono di cera.

Infine il Genesi è interpretato da Alessandro Sanna con serie di acquerelli brillanti che illustrano la creazione.

La mostra,  a cura di Andrea Dall’Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Massimo Marchetti e Michele Tavola, è visitabile fino al 28 ottobre 2012.

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