Barche Capovolte

Enrico Bettinello , direttore del Teatro Fondamenta Nuove,  racconta ai lettori come si può in laguna rovesciare il classico in favore del contemporaneo.

Il Teatro Fondamenta Nuove,  luogo della contemporaneità a Venezia è lo spazio nel quale la musica, il teatro, la performance e la danza contemporanea trovano la possibilità di esprimere tutte le potenzialità creative e emozionali.

In passato collaboratore dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Venezia, è anche curatore di iniziative di carattere internazionale come il San Servolo Jazz Meeting e di iniziative formative per la Fondazione di Venezia.

Apprezzato dal grande pubblico anche in veste di critico musicale è caporedattore di AllAboutJazz Italia, e firma di spicco di testate come Il Giornale della Musica, BlowUp, Venezia Musica & Dintorni, Musica Jazz, RadioTreRai.

Nel 2012 è tra i vincitori del Premio Città Impresa, per il contributo portato, attraverso l’attività creativa, allo sviluppo economico, sociale e culturale del Veneto e dell’intero Paese.

1. Enrico Bettinello, la prima domanda è sulla sua carriera, cosa l’ha portata ad essere il direttore artistico per Teatro Fondamenta Nuove? Diciamo che si è trattato di una naturale evoluzione: oltre all’attività di critico e giornalista musicale – che tuttora porto avanti – sono stato per alcuni anni il responsabile della comunicazione del Teatro e, quando il precedente Direttore ha lasciato per un incarico più prestigioso, ho avuto l’onore di raccoglierne l’eredità, tra l’altro in un momento cruciale per il Teatro, quando abbiamo investito molte energie per rompere gli steccati tra le arti dal vivo, musica, danza, teatro, performance.

2. Il Teatro Fondamenta Nuove, propone spettacoli molto interessanti, soprattutto in rapporto alla scelta che operate, privilegiando artisti meno noti in Italia e sviluppando un calendario eventi che può  dirsi sperimentale. Può spiegarci quali sono i criteri di selezione?

Credo basti uno sguardo alle nostre stagioni da oltre dieci anni per capire quali sono le coordinate su cui ci siamo sempre mossi, quelle della ricerca espressiva, della originalità, dell’esplorazione di nuovi linguaggi. Volendo sintetizzare, in ambito musicale abbiamo dato spazio a quello che è probabilmente il meglio nell’ambito del jazz d’avanguardia, dell’improvvisazione radicale, del rock indipendente, dell’elettronica e del djing, nonchè della ricerca sulla scrittura contemporanea, mentre nell’ambito del teatro siamo la casa “veneziana” delle giovani compagnie performative, così come nella danza abbiamo sempre privilegiato i giovani coreografi di tutta Europa.

3. All’oggi, torna in auge il dibattito sul contemporaneo e sulla capacità degli operatori del settore di fare cultura, e di assistere il cambiamento. Quale direzione sta creando il Teatro?

La direzione è quella della formazione del pubblico, di incentivare le residenze e le modalità virtuose di produzione, con ampie ricadute culturali sul territorio. Venezia è una città molto complessa e le difficoltà finanziarie che un po’ tutti gli enti locali si trovano a vivere certamente non favoriscono un pieno investimento in questa direzione, che è quella delle migliori pratiche curatori ali europee, ma credo che il grande successo di pubblico e la considerazione in cui gli artisti tengono il nostro Teatro sia un segnale che le direzioni intraprese hanno un forte significato.

4. Molteplici soggetti ma soprattutto celere deperibilità del nuovo, qual è il leit motiv da seguire per essere al passo con i tempi?

L’essere al passo coi tempi è più un problema degli imitatori che degli innovatori, che invece lavorano perché i tempi siano al passo con loro. Noi cerchiamo che gli artisti con cui lavoriamo sollevino domande interessanti e lo facciano mettendo in discussione i linguaggi. Credo che se avessimo cercato un leit motiv non avremmo fatto molta strada.

5. Se volesse scrivere un’intervista impossibile chi farebbe conversare e perché.

In agosto saranno passati vent’anni dalla morte di John Cage e sarei abbastanza curioso di conoscere il pensiero di Cage oggi, di fronte alle sfide della comunicazione… probabilmente sarebbe lo stesso e per questo forse ancora più prezioso e impertinente.

6. Quali sono a Suo parere, le compagnie, i performer, gli artisti che varrebbe la pena promuovere e sostenere?

Beh,gli artisti, i musicisti e le compagnie che abbiamo sostenuto in tutti questi anni e che continuiamo a sostenere sono quelli in cui crediamo, oltre a loro sono un convinto sostenitore della necessità di rendere protagonista attivo il pubblico, troppo spesso considerato solo come o come un elemento esterno al pensiero artistico o, al contrario, dittatoriale (programmo questo perché “piace al pubblico”). Uno spettatore maturo, mobile, critico, è il compagno ideale di viaggio del Teatro Fondamenta Nuove

7. Indichi una frase, un ricordo, un insegnamento che è stato per Lei nume tutelare nel suo percorso di sviluppo professionale.

Forse vi deluderò, ma non ho particolari numi tutelari: credo che sia il caso di imparare da tutti e non c’è dubbio che sia le persone che lavorano con me contribuiscano a questo, sia i tanti interlocutori con cui abbiamo costruito cultura in questi anni (penso ad esempio a Carlo Mangolini di OperaEstate Festival o Roberto Casarotto della Casa della Danza di Bassano, ma ce ne sono molti altri) abbiano avuto un ruolo essenziale nella mia crescita professionale.

8. Per concludere, quali sono i Suoi progetti futuri, le scommesse e gli auspici del Teatro?

I progetti sono molti, c’è da capire al meglio come superare tutti insieme una crisi economica che certo non rende le cose facili a un teatro, per giunta privato come il nostro, ma sono certo che se sempre più operatori avranno la voglia di mettersi a ragionare con parametri europei e superare il provincialismo di molte progettualità, potrà crescere non solo il Teatro Fondamenta Nuove, ma tutto il settore e soprattutto il livello culturale del territorio.

About theartship