Bollicine elettriche

Vincenzo B. Conti. Nella Bologna di metà Settecento, il nipote di Luigi Galvani, Giovanni Aldini, cercava cadaveri per i suoi esperimenti: il suo obiettivo era riportare in vita un essere umano attraverso scariche elettriche indotte dall’esterno. In Italia i condannati a morte, gli unici di cui gli scienziati potevano avvalersi, venivano decapitati: il giovane decise così di trasferirsi in Inghilterra alla ricerca della giusta testa per i suoi esperimenti. Dopo aver comprato i giudici nell’udienza contro George Forrest, usò il cadavere per un dimostrazione pubblica; si narra, e qui rivale la leggenda, che l’esperimento riuscì e la notizia rimbalzò in ogniddove nell’oltre Manica giungendo fino alla decadente Londra, dove Mary Shelley partorì il suo più celebre scritto: Frankenstein. Di altra natura -ma simili in portanza- sono gli esperimenti “aldiniani” di “Electric City” realizzati da Dennis Oppenehim, scomparso l’anno scorso: 10 installazioni che svelano tutto lo spirito visionario e incostante, constatante e critico del sorprendente land-esteta; da Iron Cactus a Blushing Machine, da Untitled (Deer) a Device to Root out Evil, la mostra curata da Valerio Dehò, e realizzata in collaborazione con Amy Plumb Oppenheim curatrice del Dennis Oppenheim Studio di New York, con la Galleria Fumagalli di Bergamo e con la Gabarron Foundation di Mula-Murcia,  andrà in scena a Merano Arte fino al 9 settembre.

Nell’antica arte della produzione del vino, poco spazio è concesso alla tecnologia, -se non per controlli organolettici via via sempre più precisi-  e ove possibile si porta avanti la tradizione: ancora oggi, alcuni viticoltori portano a mano piccolissime ceste con i grappoli selezionati per la pigiatura . Un’innovazione deve stravolgere e convincere l’intero settore vitivinicolo regalando un prodotto nuovo e di alta qualità, e un miglior rapporto qualità-prezzo così come accade oggi nelle terre iberiche dove i viticoltori spagnoli, nel tentativo di fronteggiare le grandi bollicine italiane e francesi, hanno realizzato il Cava, spumante poco conosciuto all’estero ma che gli spagnoli adorano e di cui sono grandi bevitori. Le uve di questo vino, Chardonnay e altre varietà bianche locali tra cui Macabeo, Xarello, Parellada, (e per i rosati anche Pinot nero), nascono dai vigneti tra Barcellona e Tarragona e vengono vendemmiate da metà agosto, per poi seguire, nelle prime fasi, il tipico metodo di produzione champenoise. Questo tipo di processo,  denominato metodo classico, consiste nell’indurre un’ulteriore fermentazione in bottiglia, dopo una prima  in botte che ha trasformato in alcool gli zuccheri e i lieviti presenti nell’uva. La nuova fermentazione, denominata presa di spuma, si attiva attraverso l’introduzione di zuccheri e lieviti selezionati da ogni produttore di metodo classico, liqueur de tirage, così dando origine all’anidride carbonica che garantisce la tradizionale pressione percepibile attraverso le bollicine; al termine di questo processo, i lieviti si andranno a depositare sul fondo diventando fecce. Segue un periodo di riposo per poi passare alla fase del “remuage manuale” che interrompe l’affinamento sui lieviti: le bottiglie vengono poste su appositi cavalletti, le pupitres, sui quali sono ruotate giornalmente di 1/8 di giro ed inclinate periodicamente per veicolare le fecce verso il collo della bottiglia entro 1-2 mesi. Nell’ultima fase le bottiglie si troveranno in posizione quasi verticale e le fecce, oramai poste in prossimità del tappo, potranno essere facilmente eliminate e sostituite dal liqueur d’expédition o “sciroppo di dosaggio”, la cui ricetta varia da produttore a produttore, che solitamente, ne custodisce gelosamente il segreto. E’ a questa rotazione che si deve il nome “remunage”, praticata a mano da operai specializzati solo in Francia ed in Italia; diversamente, in Spagna, questa operazione è meccanizzata da grandi ceste rotanti contenenti le bottiglie, dette giropalette, progettate dai produttori spagnoli per abbattere i costi di produzione: grazie a questa innovazione, oggi, chiunque ha dunque la possibilità di bere un ottimo spumante metodo classico.

Cava Codorníu Pinot Noir Brut Rosé specialità della casa Codorníu ottenuto solo da uve pinot nero. Il colore è rosa vivo, le bollicine molto fini. Gli aromi sono quelli del lampone e del ribes, delicati e fini, il gusto è strutturato, ricco, sempre fruttato e con un bell’equilibrio portato da una gradevole acidità. Un Cava adatto anche a tutto pasto, specialmente sul pesce. Ottimo il prezzo: 12 euro.

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