Il Nirvana è emigrato a Istanbul

Un’ installazione sviluppata in sei piani creata per portare lo spettatore verso un nuovo stato di coscienza. Colori, parole, immagini, musiche per produrre un’esperienza mistica

Questa è la mostra Revolution/Revelation

Elisa Daniela Montanari. Istanbul, metropoli dai variopinti bazar e lussuose moschee, ibrido anello di congiunzione tra il mondo occidentale e orientale, dal 24 maggio al 25 luglio ospita la mostra REVOLUTION-REVELATION che vede in scena il pittore Carlito Dalceggio e il musicista/DJ Arkin (Mercan Dede).

Carlito Dalceggio, canadese di natali e nomade di fatto, autore di murales, opere di arte pubblica, sculture, dipinti, performance, dal vitalismo sfrenato e visionario mescola la sua arte con quella del musicista e artista turco Arkin (Mercan Dede), mistico nel suono e nella visione. “Unione di cuori più che di cervelli”, ci tengono a precisare i due artisti, rinominati per l’occasione “The Romantic Rebels”.

Immersa nel cuore della vitalità cittadina, la Borusan Music House ospita al suo interno un mondo parallelo creato per guidare lo spettatore verso l’illuminazione interiore e la libertà.

Sei piani per raggiungere il nirvana. Ogni angolo è concepito per accendere l’animo dello spettatore: eccitarlo, intrigarlo, dargli le chiavi di un regno magico affinché si inneschi una scintilla capace di provocare una scossa nel naturale ordine delle cose. La Rivoluzione, di cui parla il titolo della mostra, è intesa come l’abbandono di scudi e maschere e il raggiungimento di un nuovo stato di coscienza. La Rivelazione è la trasformazione interiore che completa il processo.

Una volta entrati si è come sommersi da fiumi di parole, immagini, colori che sembrano agire per via subliminale, inseguendo il visitatore lungo tutto il percorso, nelle scale, nell’ascensore. Un’istallazione curata nel minimo dettaglio che sembra seguire i dettami dell’horror vacui. Grandi quadri realizzati a mosaico con listelli di carta, statue di Buddha ricoperte di piume o di simboli, teschi colorati, case di cartone nelle quali entrare e venire bombardati da immagini 3D e fluorescenti, degne dei più piacevoli trip allucinogeni. E una scritta che non si può apprezzare in molte esposizioni: “Not touching is forbidden!”, vietato non toccare, perché l’esperienza sia il più coinvolgente e sensoriale possibile.

I personaggi che si muovono in questo mondo parallelo appartengono alle più disparate categorie: religioni, miti, erotismo, cultura pop, storia dell’arte. E’ così che enormi Buddha convivono con Allah, con Gandhi, con immagini del kamasutra, con Mickey Mouse, con i personaggi della Marvel, con Picasso o Lichtestein in un turbine che mescola qualsiasi elemento e lo restituisce modificato. “Il mio lavoro”, afferma Dalceggio, “è quello di condurre le persone a immergersi nello sconosciuto; per fare ciò uso simboli provenienti dal mondo che conoscono e li mescolo, li rivisito e gli fornisco un nuovo significato. Cerco di vivere una vita mistica in un mondo moderno, ma non si può sfuggire alla Coca Cola, o ci si esilia in una caverna o resisti con passione, porti il messaggio degli spiriti liberi e lo offri alle persone per elevare i loro animi. Con la mia arte intendo restaurare antichi miti, riportare alla superficie gli antenati, assorbire antiche conoscenze e restituirle attraverso di me, la vera rivoluzione è salvare le tradizioni, non è la rottura con esse”.

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