How to participate?

Tre grandi combattono tra di loro per coinvolgere il pubblico

 Il 9 ottobre a Bologna, all’ interno dello spazio Nosadelladue residency, si è tenuto un incontro in residenza con Federico Zukerfeld e Loreto Garín Guzmán, i fondatori del collettivo argentino Etcetera. In questa occasione la loro presenza nel territorio emiliano era dovuta alla partecipazione al Premio Internazionale di arte partecipativa, promosso dall’ Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna – curato da Julia Draganović e Claudia Löffelholzin – in collaborazione con LaRete Art Projects e La Pillola.

 

Gli Etcetera, l’italiano Emilio Fantin e l’americano Jon Rubin sono i tre finalisti del premio. Insieme, competono per poter vincere la somma di trenta mila euro e con essi la possibilità di realizzare un progetto artistico nel territorio,  che abbia come presuposto il concetto di partecipazione, il coinvolgimento sociale e l’ abbattimento della barriera tra artista e  pubblico.

 

Come parte del premio veniva offerta una residenza di una o due settimane presso Nosadelladue Residency, periodo durante il quale gli artisti erano liberi di intraprendere la ricerca nel territorio, conoscere le comunità locali,  individuare le loro strategie di intervento, capire il loro target, per chiarire e consolidare il proprio progetto, che dovrebbero rendere pubblico a dicembre.

 

I tre partecipanti pur venendo da background diversi, sono legati tra di loro dal fatto di essere artisti che usano l’elemento partecipativo come strumento per dare forma alle idee e progetti che propongono. L’esperienza artistica diventa un mezzo per trasformare o rinnovare i vari punti di vista dei partecipanti, un canale che mette in luce le fratture e i buchi neri della nostra società, innescando un meccanismo che crea un senso di comunità, di coscienza comune e d’ intervenzione programmata. Sia Rubin che Fantin intervengono nel sociale in modo piú naturale giocando con i doppi sensi che certi luoghi, situazioni o concetti nascondono, creando così nuove piattaforme di scambio.

 

The Waffle Shop: A Reality Show di Jon Rubin ne è un esempio. Questo spazio (creato a Pittsburgh) funziona come ristorante, vetrina, aula e  sede di un talk show dal vivo che vede come protagonisti gli stessi clienti, camerieri e baristi del locale. Rubin usa come strategia la mutabilità dei ruoli e la libertà di parola e  di azione per creare un’ installazione pubblica costituita da una serie di performance, realizzate da individui che partecipano come una collettività, che rinuncia alla propria identità per creare una storia comune. Never Been to Tehran è un altro progetto nel quale l’artista americano si serve del meccanismo dell’immaginazione, per creare un lavoro in gruppo, nel quale le persone coinvolte sono invitate a caricare  in rete delle immagini di come loro vorrebbero fosse? Tehran, per poi creare un archivio di questa “città immaginaria”.  Come Rubin anche Fantin usa strategie similari conivolgendo persone d’ ambienti diversi per realizzare un’azione in comune.

 

Nell’ambito dei progetti  Percorsi Arte e Natura Fantin realizza opere collettive che sono fondate sulla ricerca di nuovi linguaggi, per creare lavori  che si interessino al ripensare il rapporto tra arte e natura, o il rapporto tra sogno e realtà (come fa in Asrtale dove invita i partecipanti a condividere lo spazio  non definibile del sonno e del sogno, creando zone di scambio e d’ incontro).

 

Sia Rubin che Fantin, hanno individuato in un momento della loro carriera la didattica come punto di partenza e target delle loro azioni. Rubin lo fece con ISA The Indipendent School of Art una scuola gratuita e sperimentale che fondo a San Francisco, che funziona senza nessun tipo di finanziamento economico esterno e senza una sede fisica. L’ISA opera grazie al lavoro realizzato dagli stessi allievi e partecipanti. La scuola ha come obiettivo l’aiutare  a sviluppare e consolidare la pratica artistica degli studenti nel campo dell’arte, sottolineando gli aspetti sociali e culturali delle ricerche personali. Fondamentalmente l’idea è quella di creare una comunità di creatori di opere e di pensiero che lavorino e sperimentino in comune per creare cultura pubblica.

 

Fantin invece lo fa già da adesso: senza aspettare la deadline di dicembre l’artista italiano rivela la sua proposta Dynamica, fondandola sulla strategia di condividere e creare cultura. La sua idea è quella di istituire  una scuola ibrida che vuole superare le soglie della conoscenza e dei pregiudizi,  tramite l’insegnamento di materie di vario genere, dall’ entomologia alla fisica, per poi creare lavori in condivisione. L’invito è aperto a tutti gli interessati che vogliano  creare in comunità nuovi modelli d’ insegnamento e potenziali strategie di azione.

 

Gli Etcetera invece propongono un punto di vista totalmente diverso frutto del loro bagaglio personale e culturale. Il collettivo è sempre stato coinvolto con il tema dell’appropriazione e dell’intervento nello spazio pubblico sin dal ‘97 anno della loro formazione. Essendo molto attivo sia socialmente che politicamente, hanno fin dai primi anni collaborato con associazioni come H.I.J.O.S (Figli per la giustizia contro l’oblio e il silenzio) e MADRES, nella lotta a favore dei diritti dei “desaparecidos”. Intervenendo nella città in modo trasversale e contundente con gli Escraches, scoprivano le abitazioni dei personaggi  coinvolti con le sparizioni e le torture dei civili durante la dittatura militare in Argentina. Il tutto funzionava come un happening che prendeva in prestito la struttura di una manifestazione pubblica tramite la quale una grande massa di persone arrivava fino al climax , dove gli Etcetera – tramite una performance teatrale che funzionava come camuflage dell’azione reale- rivelavano l’identità e il nome del soggetto, generando una sorta di catarsi collettiva, lavoro di una comunità unita dallo stesso sentire e dagli stessi auspici.

 

Nel 2001 in seguito  alla profondissima crisi economica che ha investito l’ Argentina, producono El mierdazo ottenendo anche l’appoggio  delle assemblee locali; un’ azione politica che diventa un vero e proprio happening nazionale ed internazionale, tramite il quale la gente lanciava escrementi contro il  congresso nazionale, per esternare con questo gesto ciò che pensavano di quella incresciosa situazione.

 

Durante il loro periodo a Bologna gli argentini si sono dedicati ad analizzare la situazione locale per poter capire il contesto nel quale dovrebbero operare. Focalizzandosi sui fenomeni che coinvolgono e legano la comunità, le tematiche sociali e l’andamento di certi meccanismi e dinamiche già rodati, vorrebbero intervenire su queste strutture sociali potendo collaborare con esse.

 

Secondo loro il problema fondamentale è costituito dalla mancanza di voci che si uniscano tra di loro per agire in comunità. Gli Etcetera come tassello di partenza del loro progetto mettono a fuoco il concetto di partecipazione, una partecipazione che sostengono essere quasi inesistente nel sistema di rappresentanza democratica. Il loro obiettivo –  in Emilia Romagna – è quello di mantenere il loro modus operandi in collettivo, per generare dei vincoli con la comunità, una comunità che dia loro la possibilità di partecipare e di esserne parte (grup.etcetera@gmail.com).

 

Come mezzi del loro intervento, potendo considerarli come artisti contestuali, pensano di usare il materiale di studio che lo stesso contesto gli metterà a disposizione, in concerto con le necessità locali, e la loro propria interpretazione dei codici visuali e performativi preesistenti in città.

 

Tramite la filosofia dell’ errorismo, loro svilupperanno un progetto d’intervento che coinvolgerà il pubblico in generale e non una determinata comunità, per rompere con l’idea di segmentazione sociale, generando un grado di riflessione ulteriore, un senso di collettività che permetta il recuperare un sogno collettivo. Gli Etcetera contribuiscono, con la loro partecipazione al premio, al portare in campo italiano un modo d’intervento partecipativo, attivo e diretto in un contesto di crisi che ha più di una consonanza con l’attuale situazione europea.

 

Il contributo sia di Rubin, Fantin o degli Etcetera dovrebbe essere un punto di partenza per generare una situazione relazionale che crei veri e propri nuclei d’ azione, non solo in una prospettiva locale ma globale.

Si aspetterà febbraio per sapere chi sarà il vincitore, ma nel frattempo si potranno seguire gli aggiornamenti sul sito del premio di arte partecipativa.


 

 

C.S. 

 

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