Il Manierismo silenzioso di Christy Lee Rogers

L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che viene.

Così il tempo presente.

Leonardo da Vinci, Codice Trivulziano, 1487-90

 

Federica Fiumelli. L’acqua come sinonimo di tempo, l’acqua come rinascita, come purificazione, come catarsi, come riflesso e specchio di Narciso.

L’acqua è da sempre stata fonte di ispirazione per l’uomo dall’antichità ad oggi, dal mito ai lavori contemporanei, le installazioni-video di Bill Viola.

Se avete qualche post-it vuoto sulla scrivania e siete capitati tra queste righe, appuntatevi il nome di Christy Lee Rogers.

Fotografo autodidatta hawaiano, lavora soprattutto in America dove vive, ma le sue fotografie hanno letteralmente fatto il giro del mondo, finendo anche in alcune collezioni private.

Scoperti per puro caso, sono inciampata negli scatti di Lee Rogers e non ho potuto fare a meno di apprezzare questo interessante artista che fotografa esclusivamente in acqua e di notte.

Guardando di primo impatto le foto, non si può non pensare ai grandi maestri del Rinascimento.

Le forme, le muscolature, le luci, l’evanescenza dei panneggi, la composizione strutturale e l’impatto fortemente teatrale ci prendono per mano e ci riconducono nella galleria della memoria della storia dell’arte, ed ecco apparirci come costellazioni i nomi dei grandi come Caravaggio, Michelangelo o Pontormo.

Le fotografie dalla resa sicuramente contemporanea anche per la tecnica utilizzata diventano splendidi innesti che ci riportano al passato.

Reckless Unbound, Odyssey, Siren, i titoli delle collezioni.

Figure anonime, penitenti con le braccia aperte e libere, grovigli di corpi dai fisici pallidi e scultorei, panneggi serpentini dai colori tenui e caramellati, zuccherati, manieristi, in cui dominano astrattezza e fantasia; le figure di Lee Rogers si confondono, nascono e finiscono, fluttuano senza peso e senza memoria come dopo un naufragio shakespeariano, riemergono dalle loro stesse tragedie, rinascendo nell’acqua, come segno primordiale, corpi che ritornano alla fase di pre-nascita, in liquido embrionale. La fenice rinasce dalle proprie ceneri.

Tutto è fuori tempo e fuori spazio, la non dimensione, il non luogo, il non esserci, l’altrove di Lee Rogers si propone al nostro sguardo con astrazione delle forme ma con elegante e sapiente teatralità del gesto che sembra perdersi per sempre nelle acque dell’universo.

Come Bonami scrisse nel suo libro “Lo potevo fare anch’io”, l’astrazione è all’origine della nascita delle cose, la confusione, il groviglio il caos materico e formale che si intreccia in un morboso atto d’amore nelle opere di Lee Rogers, è  posto prima di tutto, prima della definizione, e prima della creazione stessa.

Splendidi seni, rotondità, gambe e toraci, sono sospensioni di corpi dell’altrove, di semi-dei maledetti, carni nude bianche e rosee, degne della Venere di Urbino di Tiziano.

Veneri erranti e contemporanee quelle di Lee Rogers.

Nella serie Siren, i corpi femminili diventano un tutt’uno di trasparenze medusine, nello scatto Argetina, per esempio, il corpo e il velo si intrecciano formando una scia di fumo, quasi ul alga grigia e preziosa. I corpi danzano nel liquido, riemergendo e scomparendo, celandosi dietro l’apparenza. E poi gli insiemi dei corpi, gruppi di anime che si intersecano come schemi, tra veli bianchi, blu, rossi, che fanno quasi eco alla bandiera gloriosa della Libertà che guida il popolo a seno di nudo di Delacroix.

Gli scatti di Lee Rogers, diventano dei tableaux-vivant senza posa, sbiaditi dalle onde centrifughe e inarrestabili dell’acqua, dove il caso strappa al definito.

Le presenze diventano comparse, sono i qualunque senza contorni certi; i colori pastello acquerellati gravitano nell’assenza, e rassicurano lo sguardo confondendo le forme. Le muscolature e la passione irruenta di Caravaggio viene prosciolta e liberata in fredde acque gelide o in calde acque tropicali, a seconda dei vostri gusti.

I panneggi filanti ripescano nella memoria anche le movenze farfalline dell’attrice teatrale e ballerina statunitense Loie Fuller, le danze serpentine vengono congelate anche esse nell’attimo del fotografico.

Tutto è movimento, tutto è caduco, tutto svanisce nella bellezza della forma che ritorna astrazione.

Tutto è un grido soffocato nel grande acquario della vita, note sorde e mute, il silenzio come nei 4.33 minuti di John Cage. Il rumore della vita è forse quello del movimento acquatico.

E chissà se i protagonisti di Lee Rogers, riemergeranno delle acque come il volto nel video No Surprises dei Radiohead, rovesceranno il Governo che non parla per noi e per loro, guariranno le loro ferite, e supereranno il naufragio. Silenzio.

 

A heart that’s full up like a landfill
A job that slowly kills you
Bruises that won’t heal

You look so tired and unhappy
Bring down the government
They don’t, they don’t speak for us
I’ll take a quiet life
A handshake of carbon monoxide

No alarms and no surprises
No alarms and no surprises
No alarms and no surprises
Silent, silent

 

 

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