DA SHANGHAI A PARIGI; L’ÉCOLE DE SHANGHAI

Francesca Salvi. E’ stata inaugurata giovedì 7 marzo presso il musée Cernuschi di Parigi la mostra su alcuni capolavori della Scuola di Shanghai, dal titolo L’École de Shanghai (1840-1920); peinture et calligraphies du musée de Shanghai, attraverso la collaborazione con il museo di Shanghai.
Continua così il progetto del musée Cernuschi sull’esplorazione della pittura cinese, dopo le mostre Six siècles de peintures chinoises nel 2009 e Artistes chinois à Paris nel 2011, permettendo di approfondire il movimento artistico più vitale della fine del diciannovesimo secolo, il quale contribuì alla creazione dell’arte contemporanea cinese.
Gli ultimi decenni del diciannovesimo secolo videro un susseguirsi di eventi storici e politici notevoli per la Cina, portandola all’apertura verso l’Occidente e all’emergere di una nuova classe di committenti e di artisti; la Scuola di Shanghai fu quindi la risposta dell’ambiente artistico cinese alla nuova cultura moderna.

Il percorso tematico della mostra L’École de Shanghai  si apre con la presentazione delle personalità più riformatrici nel campo della ritrattistica; come Ren Bonian (1840-1895) e Hu Gongshou (1823-1886), i quali collaborarono per la realizzazione del ritratto del mecenate Gao Yong.
Vi è una chiara dimostrazione della conoscenza della pittura realista occidentale; una linea pulita indugia il profilo del viso e delicate macchie d’inchiostro delineano le forme interne.
Tuttavia il ritratto di Gao Yong non si risolve in un mero esercizio di verosimiglianza, bensì emerge tutta la placidità espressiva e il raccoglimento interiore.
In questa prima sezione ritroviamo un’altra personalità eminente nel campo del ritratto; Ren Xiong.
La sua pennellata è decisa e le sue figure hanno forme volutamente esagerate, tutto per enfatizzare il carattere e l’emozione del soggetto.
Chi libererà la rappresentazione del paesaggio dalla tradizione, fu per certo Xugu (1823-1896).
Il tratto e le tecniche canoniche dei pittori della tradizione, sono utilizzati senza remore proprio perché l’artista riuscì ad infondergli nuovi ritmi e timbri, tanto da enfatizzare il soggetto e allo stesso tempo rafforzare l’immediatezza visiva e la bellezza formale. Nel rinnovamento della pittura tradizionale, comparve a Shanghai una maniera completamente nuova; la fusione di pittura e calligrafia. Zhao Zhiqian (1829-1884), iniziatore di questa nuova maniera, creò una pittura di fiori e uccelli più espressionistica e tesa a sfruttare al massimo le pennellate libere, lunghe e morbide e ad accentuare la fluidità del tratto.

Dopo di lui, a continuare questo stile, fu Wu Changshuo (1844-1927); le sue rappresentazioni della natura sono come composizioni astratte, tant’è che le vigorose linee d’inchiostro e le macchie di colore brillante, più che a descrivere il soggetto, servono a rendere la sua essenza estetica.
La pennellata vigorosa e spontanea e l’estrema semplificazione dell’immagine si mescolano perfettamente all’esplosione di colori forti e acidi, ai quali la composizione è ridotta, tanto da far risultare una pura forza della forma.

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