La moda e la permeabilità dell’arte

La moda è spesso considerata una materia al limite con il mondo dell’arte e relegata ad un universo in cui frivolezza e superficialità precedono lo studio coscienzioso e ricerca per le belle forme, perlomeno nel senso in cui la paventata upperclass artistica intende e sostiene.

Dentro il mare magnum delle maison creative esistono tuttavia dei lampi di originalità e di gioco all’estremo, dove alla funzione on della vanità si aggiunge e amalgama il raffinato sapore della scoperta, lo stupore della linea tesa o dello spostamento, dell’ordito architettonico o del tratto fumettistico.

Se è vero che l’arte precede la realtà stessa e per questo a volte risulta poco commestibile, la moda procede in senso più democratico modificando canoni condivisi (come un paio di scarpe) attraverso lo spirito del tempo.

Un’operazione che oltre a potersi considerare estremamente contemporanea (pubblica, ironica, altamente comunicativa) svela cosa dell’arte trapassa nella società. In un certo senso essa è la membrana dell’arte che respira, in parte trasforma e rende utile. Qui in galleria le strutture orgogliose, erranti e non allineate di alcuni stilisti visionari, nuove leve che da Londra, dalla Polonia o da Tokyo spingono perché la moda possa essere veicolo dinamico del bello.

 

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