Sdoganare i confini dell’arte grazie a coraggio, preparazione e ironia

A Ferrara grazie alla mostra Now! Giovani Artiste Italiane

Esistono dei luoghi che pur appartenendoci non conosciamo, dei pezzi di storia che si incastonano e nascondono alla gente, che silenziosamente attraversano i secoli. L’ex Refettorio nel complesso di San Paolo a Ferrara è uno di questi, luogo eccezionale e raccolto, riscoperto grazie ad una mostra di giovani artiste (Now! Giovani Artiste Italiane) che qui hanno esposto fino al 27 ottobre.

Una grande sala a pianta rettangolare col soffitto a cassettoni, immagini di santi sulle mura di pietra rossa, un pavimento scarno e impolverato. In questa cornice – grazie all’intervento delle curatrici Lola B. Bonora e Silvia Cirelli, all’Udi di Ferrara al Comitato Biennale Donna, alla preziosa partecipazione del Comune di Ferrara, del Dipartimento della Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Anci che sostengono il più ampio progetto artistico Dentro le mura –   al pubblico si regala uno spettacolo inusuale e coerente a un tempo: protette dalla conoscenza dei secoli qui le artiste in mostra esprimono le loro linee di ricerca, senza essere costrette in linguaggi indicati a priori, con la libertà che alle nuove generazioni – fortunatamente – ancora si concede.

Quattro artiste under 35 che si dividono lo spazio in maniera equilibrata (nota di merito in questo va senz’altro alle curatrici, capaci di superare le difficoltà tecniche di un progetto presentato in un luogo non abitualmente adibito ad esposizioni, anzi, aperto solo per l’occasione). Ci sono i dischi in legno di Elisa Strinna, in cui l’animo retrò si fonde con un certo spirito animista producendo una colonna sonora che letteralmente proviene dalla natura. Sua anche la grande proiezione a parete in cui la dicotomia sospensione/caduta viene risolta con un’unica esemplare immagine: un primo piano fisso sui piedi di una bambina penzolano sullo schermo, in un onirico gioco di ambiguità e risoluzione (Sospensione).

Per la girgerntina Silvia Giambrone un’installazione a video (Sotto Tiro, 2013) che forse avrebbe meritato un altro supporto che – considerato il fondo neutro – avrebbe preferito una perfetta aderenza alla parete in luogo di un suo scollamento (e conseguente artificializzazione) dell’immagine. Essere sotto tiro è per l’artista una realtà con cui fare i conti in rapporto al bersaglio in cui la mano dell’altro s’allinea con gli occhi, la mente e il cuore dell’interlocutore.

Tre opere quelle presentate da Laurina Paperina, punta di traino di questa mostra, con una marmottona gigante (Giant Marmot), Artists Skull dove dato un comune denominatore (il teschio) questo viene di volta in volta declinato sul carattere del soggetto rappresentato, e How to Kill the artists esilarante installazione a tre canali in cui s’inscena fumettisticamente la morte di alcuni dei più fecondi padri dell’arte del Novecento e non solo, da Diane Arbus a Yves Klein, passando per Francisco Goya, Douglas Gordon e Francis Bacon.

Campeggia infine al centro della sala l’opera Imitazione di Ludovica Carbotta cui la materia anestetica e fredda fa i conti con la sua potenza nel divenire oggetto archeologico, acquisendo, nel suo inerme moto sommato al tempo, l’aura rara dell’artisticità.  In un gioco in cui la denuncia, l’indagine, la serietà dell’arte dialogano forse un po’ acerbamente, questa di Ferrara è un esempio che andrebbe sistematizzato, concorrendo così ad instaurare un circolo virtuoso dove la giovane creatività sposa e ridona dignità a perle cittadine spesso abbandonate.

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