Del principio

di Paola Pluchino

# Per la recuperata salute di Ofelia – Mozart – Salieri

Succede sempre così, un trono non è mai abbastanza grande per due re. Capita spesso che uno soccomba all’altro e che il povero sconfitto, che pure ha aiutato – magari in maniera fondamentale lo sviluppo e il successo dell’altro – sia ricordato a malapena: così senza allori e incensi malvolentieri il pubblico pagherà il dazio della sua memoria. Questa è la storia di Salieri e di Mozart, o meglio è la storia di Denise Scott Brown e di suo marito Robert Venturi, che pur nei secoli e con le dovute distinzioni si richiamano l’un l’altro raccordandosi nelle quattro mani della creazione artistica.

Lei oggi ha 81 anni e longeva e indipendente gestisce insieme al marito la Venturi Scott Brown and Associates uno dei più rinomati studi di architettura americani, specializzato nell’implementazioni di strutture ricettive accademiche e museali.  Nel 1991 viene conferito al marito il Pritzker Architecture Prize, praticamente il lasciapassare della fama, a lui e non allo studio.

Ad aprile (dopo quasi vent’anni) la Brown decide di rilasciare un’intervista all’Architectural Jounal  in cui confessa con amarezza e contrizione la delusione per la scelta di una giuria che fu a suo modo sessista; in quella stessa intervista innerva nel discorso un interrogativo ancora incerto ponendo sul tavolo della conversazione il ruolo delle donne in architettura. Non suo, ma di un gruppo di studentesse di Harvard (le Women in Architecture) l’idea di lanciare una petizione e una raccolta di firme, per ovviare all’impropria, monca attribuzione del premio (The Pritzker Architecture Prize Committee: Recognize Denise Scott Brown for her work in Robert Venturi’s 1991 Prize – www.change.org).

Fino ad oggi ne sono state raccolte 12.000: sarà l’inizio di un’era nova?

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