Pinot Gallizio e la pittura industriale

Si immagini il rotolo di pittura industriale lungo parecchi metri realizzato nel 1958 da Pinot Gallizio. Si immaginino pure le sperimentazioni degli anni ‘70 in ambito di Dressing design realizzate da designer quali Nanni Strada o Dario e Lucia Bartolini per Archizoom.

Bene. Ci si starà chiedendo cosa hanno in comune il rotolo di pittura industriale e le sperimentazioni di Dressing design. La questione li riguarda da un punto di vista tecnico.

Per eseguire le loro sperimentazioni Nanni Strada e i Bartolini utilizzavano il tessuto o la stoffa a larghezza costante, cioè con l’altezza spiegata proveniente da un rotolo, secondo una modalità industriale.

Dunque, immaginate come sarebbe interessante creare dei capi sperimentando insieme le progettazioni dei designers del Radical Design con i rotoli di pittura realizzati da Gallizio.

Magari potrebbe essere utile fare un ripasso visivo della pittura su rotolo?

Basta semplicemente recarsi ad Alba da sabato 31 marzo presso la chiesa medievale di San Domenico, nel centro storico della città ed osservare il rotolo di pittura industriale lungo 74 metri realizzato nel 1958.

Perché Pinot Gallizio oltre ad essere farmacista, appassionato di tradizioni storiche, inventore del palio degli Asini, consigliere comunale, insegnante di Aromateria presso la Scuola Enologica, dal 1952, a seguito dell’incontro con Piero Simondo, giovane pittore e ceramista, comincia ad interessarsi di pittura ed a prendere a cuore la problematica di una sintesi delle arti.

Il suo ambiente di azione, fin dalla nascita sarà la città di Alba, la stessa che promuove le attività di “La primavera della cultura e del gusto e del vino” all’interno del quale si inserisce il progetto che vede coinvolto l’artista della pittura industriale con mostre, allestimenti e appuntamenti unici.

La nascita della pittura industriale è annunciata nel volantino diffuso in occasione delle manifestazioni del MIBI (Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista) all’Unione Culturale di Torino nel dicembre 1956.

L’utopia situazionista, voleva dar vita ad un collettivo unitario che si sviluppava contestualmente all’ambiente urbano in cui operava, dando vita a un’arte totale, frutto di diversi stimoli e diverse competenze (pittura, architettura, moda).

La pittura industriale voleva abbattere il mercato dell’arte da una parte, i rotoli di Gallizio venivano infatti venduti al mercato di Alba al metraggio, ma anche criticare direttamente la civiltà dei consumi, il tutto uguale, la serie. Un’arte lunga una strada, che si può tagliare e ricucire, appendere o incorniciare, un’arte che è tappeto del tempo che l’ha prodotta.

Un’atmosfera da sessantotto quella allestita in questa mostra, che permette al visitatore, di vedere in prima persona, la traccia di un artista che non fu solo tale, ma che seppe, forte delle sue idee, organizzare intorno a lui un nuovo modo di fare arte, ibridando a questa, sia l’industria che la moda. Fino al  10 giugno.

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