Nel ventre dell’architetto

Paola Pluchino. Cosa significa all’oggi costruire una città? Qual è il vincolo sostanziale in cui l’apertura di uno spazio condiviso diventi un non luogo, un riferimento che annichilisca la storia e la tradizione del singolo? Come può un buon architetto intervenire equilibrando tradizione storica del territorio con strutture contemporanee che sostengano i percorsi sincopati della popolazione?

La 13a Biennale di Architettura, dedicata al tema del Common Ground, cercherà di dare risposta a questi quesiti. L’arduo compito di delineare una nuova rotta è affidato quest’anno a David Chipperfield, eminente virtuoso dell’architettura e dotato sperimentatore di soluzioni tangenti di effettivo valore, che ha scelto di promuovere 58 progetti, indicato 104 nominativi, e ha aperto il dialogo a 5 Paesi mai presenti prima: Angola, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Perù e Turchia.

E’ già nelle parole di Chipperfield alla presentazione di Roma, era chiaro l’intento di questa inversione verso la base prima e fondante dell’architettura: il terreno; È implicito, nelle parole dello studioso, che il discorso non converga tanto nell’ operazione semantica di ridefinizione dell’ideale di pubblico e privato, quanto nella possibilità di interpretare confine tra questi due luoghi, per ridefinire, ricontestualizzare e ricreare una dialettica della città che sia viva e propositiva, allo stesso tempo spazio del pensiero e habitat dell’azione. Sulla volta della massimizzazione dello spazio , di densità dell’abitato, inteso come scempio, anche e penosamente estetico, la Biennale di Architettura si muove, proponendo soluzioni affini al clima di eco sostenibilità, pulizia degli ambienti, impatto ambientale limitato, terreno auspicabile del nuovo fronte architettonico internazionale.

Aver costretto gli architetti ma anche tutta la pletora di ingegneri edili, urbanisti ed esperti coinvolti nel settore dell’arte di far città, a giocare in termini di audaci movimenti che scavalchino piani regolatori e stilemi di sicurezza, abitabilità, e benessere quantitativo, ha mortificato- questo sembra intendere Chipperfield- il ruolo di raffinato inventore dell’ordine nel caos, cui l’uomo architettonico sembra all’oggi confrontarsi.

È lecito tuttavia pensare come il dialogo di una Biennale non si esaurisca sul piano inclinato dello studio, ma rappresenti solo l’estensione più evidente di un processo complesso che necessita un’inversione teorica, a partire dalla ridefinizione del benessere comune, fino a giungere ad interrogativi più spinosi, come la speculazione edilizia, la sicurezza sul lavoro e il welfare.

Nelle parole di Paolo Baratta, maestro cerimoniere di questa 13a edizione della Biennale Architettura, si legge la volontà di porre questi tre mesi di expo come punto di riferimento per i giovani studiosi, di nobilitare l’interesse per l’architettura con seminari di studio e d’approfondimento, interessando il pubblico non solo per il fascino lagunare ormai conclamato ma per l’abilità di essere veramente fucina di nuovi dibattiti, terreno in cui il germogliare del nuovo possa fiorire protetto.

Info

La 13a Biennale di Architettura, itinerante per Londra, Parigi, Berlino, Zurigo e New York, aprirà i battenti il 29 agosto e resterà aperta fino al 25 novembre, con i consueti nodi focali -Giardini e Arsenale di Venezia- e i vari padiglioni dislocati nei vari punti della città (per tutti i siti consultare il sito ufficiale della Biennale).

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