Marionette in-crociate

L’atrocità vista tramite il filtro dell’ingenuità

C.S. e Francesco Mammarella. Alcuni giorni fa, tornando verso Bologna con un treno interregionale, oggi il mezzo di locomozione preferito dalla middle-class italiana nonché dagli stranieri in generale che vivono nel nostro Paese, è stato   possibile imbattersi in una situazione particolare, ma non poi così rara. All’interno dello spazio molto concentrato del vagone, poco meno di due metri per lato, erano seduti: un signore cinquantenne peruviano, un ragazzo senegalese non ancora quarantenne, un giovane pachistano di dubbia età e un ragazzo italiano. Con un’ immediata ma significativa semplificazione si puo affermare che tutto il mondo conosciuto, quel giorno, ai nostri occhi, era racchiuso in un piccolo spazio quadrato che si muoveva sopra due lunghe assi di metallo. Un africano, un americano, un asiatico ed un europeo si trovavano a condividere pacificamente un medesimo spazio, ma che, anche solo per la durata di quel viaggio, poteva ben rappresentare una proprietà.  Più o meno – con le debite proporzioni – è quanto accadeva altresì nel XIII secolo a Gerusalemme, o Jerusalem, o  Al-Kuds se preferite, quando, dopo un secolo di tremende lotte religiose, ebrei, islamici e cristiani, ovvero tutto il mondo medievale del bacino mediterraneo, vivevano un periodo di calma e rispetto nella Città Santa da poco conquistata dall’egiziano Salāh – al – Dīn Yūsuf, più comunemente conosciuto come Saladino. Questo ristretto periodo di tranquillità non fu però che una piccola parentesi, non l’unica  fortunatamente, all’interno di un vasto arco temporale, compreso tra l’XI e il XIII secolo, in cui islamici e cristiani si combatterono aspramente in una moltitudine di battaglie passate alla Storia con il nome di Crociate. Fonte di ispirazione per scrittori ed artisti, le Crociate, nel mondo Occidentale, sono ancorate al nostro immaginario mentale fondamentalmente da due testi, redatti nel XIX secolo. Il primo è il romanzo del 1825, opera dello scozzese Sir Walter Scott, The Talisman (“Il Talismano”), ambientato in Terrasanta all’epoca di Riccardo Cuor di Leone (III crociata), in cui i crociati sono rappresentati coraggiosi e intraprendenti, ma spesso ingenui e infantili, abituati a malmenare in ogni circostanza i musulmani guidati dal Saladino, dipinto come un gentiluomo europeo, e tuttora così immaginato dal mondo arabo. L’altro testo cardine, che definì il panorama delle crociate, fu Histoire des Croisades, edito in sei volumi da Joseph Franςois Michaud, tra il 1812 ed il 1822, in cui l’autore, mosso dagli stimoli imperialistici napoleonici, considera le Crociate come fonte di arricchimento, soprattutto economico, per tutte le nazioni che vi parteciparono, in primis la Francia stessa. A tutt’oggi le Crociate sembrerebbero non aver avuto fine, stando a quando riferiscono i vari rettori della società politica, pronti a rispolverare vecchi miti in nome di altrettante usurate rivendicazioni politiche e culturali, ormai logore al pari di un reperto archeologico malconservato. Per fortuna c’è stata, e c’è ancora l’arte, la quale funge da catalizzatore anche degli eventi più negativi dell’umanità, che rivede la Storia, e ce la rende accessibile, come ha fatto di recente l’artista egiziano Wael Shawky nella sua opera Cabaret Crusades: The Horror Show File, in cui avvenimenti storici avvenuti tra il 1096 ed il 1099 (I Crociata) sono rivissuti attraverso la messa in scena di uno spettacolo di marionette, col fine di parlare degli sviluppi storici del mondo arabo in relazione con quello Occidentale. Non è la prima volta che Wael Shawky lavora con la Storia di Gerusalemme e dell’Islam: già nel 2006 l’artista aveva realizzato la video installazione di dieci minuti Al-Aqsa Park in cui la Moschea della Roccia, detta anche Moschea di Omar, edificio del VII secolo costruito vicino alle rovine del Tempio di Gerusalemme, e certamente tra i più importanti dell’architettura islamica, viene fatta ruotare velocemente sopra il proprio asse (questo luogo di culto si caratterizza altresì per la sua pianta centrale) come se si trattasse di una giostra, facile allusione al meccanismo da duello e al carosello che interessa uno dei monumenti più emblematici nell’ambito dei conflitti interreligiosi.

I lavori di Shawky sono caratterizati d’ un aura di assurdità, dove il limite e la percezione del normale e dell’ accettabile vengono sottomessi a un filtro d’ inadeguatezza che genera un clima di dubbio e di costante ri-visione. Le contraddizioni e dissonanze che esistono in campo religioso, culturale e politico sono i suoi punti di partenza. Nel caso del suo video Cabaret Crusades del 2010, lui prende spunto dal libro “The Crusades Through Arab Eyes” di Amin Maalouf, per narrare le prime crociate dalla prospettiva storica araba. La particolarità e unicità di questo lavoro è il fatto che gli attori coinvolti non sono esseri umani ma marionette, prese in prestito dalla collezione Lupi di Torino, una delle più vecchie e vaste d’Italia. In questo modo Wael audacemente si collega alla tradizione sia occidentale che orientale della narrazione di riti e storie religiose, in modo teatrale e scenografico. Ironicamente seguendo la forma di uno spettacolo per bambini, ricostruisce la storia in modo crudele e orrendo, tramite  la visione di coloro che vissero sulla propria carne l’invasione. L’ingenuità e purezza dei personaggi di legno gli permettono di poter parlare dell’atrocità delle Crociate in modo leggero, magico e quasi fiabesco, facendo in modo che il doppio senso del tutto diventi ancora più contundente, sottolineando il senso drammatico e cinico dei fatti. Cabaret Crusades è un impeccabile lavoro che prende spunto della storia per diventare attuale, portando in superficie i meccanismi che generano le dicotomie religiose e culturali.

Shawky è un prolifico videoartista contemporaneo che prende spunto della Storia del suo Paese e della sua Cultura per parlare di emarginazione, ibridazione e modernità, usando il video come mezzo malleabile facendo confluire diversi espedienti, elementi e storie come un tutt’uno.  Artista da non sottovalutare, che merita di essere seguito in questo momento  con lavori in mostra alla 13 Documenta di Kassel .

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