Freddo dall’Est

Francesco Guccini –  Le cinque anatre

Alessandro Cochetti. Arrivata la calda estate la voglia di leggere lascia il posto ad attività più rilassanti e spensierate. Ma per chi trova un po’ di tempo, magari disteso in spiaggia sotto l’ombrellone, non può mancare la lettura di un volume assolutamente imperdibile per qualsiasi amante del fumetto: si tratta di Quaderni russi – La guerra dimenticata del Caucaso, l’ultimo graphic novel firmato Igort, premiato con il premio Micheluzzi come miglior fumetto del 2012 al Napoli Comicon tenutosi qualche mese fa.

Per gli amanti dell’autore si tratta di una piacevole, nonché interessante, conferma di uno stile narrativo e grafico già sperimentato con il precedente Quaderni Ucraini – Memorie dai tempi dell’U.R.R.S., in cui il reportage giornalistico si arricchisce con una sequenza di immagini surrealiste che offrono un particolare e bellissimo contrasto alla cruda realtà delle vicende raccontate. Inoltre, come il precedente capitolo, si può ritrovare uno sperimentalismo grafico che mai rende noiosa la lettura. Girando pagina per pagina ci si imbatte in composizioni sempre varie tra loro: si passa da pagine che hanno una divisione in vignette per così dire “tradizionale” a disegni a pagina intera (nei momenti di maggiore intensità narrativa), ad altre invece scritte e disegnate su sfondi a righe che richiamano alla mente proprio la grafica di un diario scritto a mano a dato alle stampe così com’è. Inoltre, i numerosi disegni che ricordano la resa cubista laddove inscena la guerra civile, danno una sensazione di confusione e straniamento, poiché sembra che le scene di violenza vengano deformate o velate per non apparire troppo esplicite; ma tutto ciò è perfettamente adeguato alla narrazione di una storia che narra di orrori che anche l’Europa preferisce nascondere sotto il tappeto di interessi internazionali. Le immagini più crude sono mescolate così in un caleidoscopio compositivo e dunque risultano più velate, ma non per questo perdono d’ impatto comunicativo. Orrori “celati” per una guerra dimenticata o che si vuole dimenticare. Finita la lettura e passato un po’ di tempo infatti, le immagini che il lettore ritiene nella mente non sembrano avere una vera consistenza, ma resta potentissima la nuda e semplice storia che l’autore, con il suo lavoro, permette di non obliare.

A livello narrativo c’è anche la riconferma di uno stile già carburato con il suddetto precedente capitolo di questo imperdibile dittico di storie provenienti dall’ex Unione Sovietica: una storia che si concentra su un filone portante, in questo caso la vita personale e le vicende di Anna Politkovskaja e della sua denuncia degli orrori della guerra in Cecenia, raccontata però come di consueto da un coro di voci, testimoni o partecipanti diretti alle vicende narrate, che offrono più punti di vista per poter avere un quadro più generale e dettagliato, oltre ad alcune digressioni storiche comunque interessanti, per la comprensione della mentalità di un popolo così diverso da quello italiano. Il tutto raccontato con uno stile di scrittura secco e semplice, che ben arriva a toccare la sensibilità di qualsiasi persona che abbia questo volume tra le mani.

Una lettura assolutamente consigliata dunque sia per appassionati che per neofiti del fumetto, impreziosita anche dalla buona edizione che utilizza un formato da romanzo, anche se probabilmente un’edizione con un formato maggiore sarebbe stata più apprezzabile per poter visualizzare meglio gli ottimi disegni.

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