DIAMOCI UN TAGLIO!

I digital mash-up di Fajar P. Domingo

 Federica Fiumelli.  “Diamoci un taglio! Ai cliché, all’accademismo, al vecchiume che tarpa le ali.”

Qualcosa del genere deve averlo pensato sicuramente Hannah Hoch nei ruggenti anni venti, in pieno slancio Dada. Una delle artiste che ha fatto del collage una vera e propria tendenza artistica esteticamente attraente e rilevante. Bisogna però certamente ricordare che i primissimi esempi del nostro signor collage sono stati quelli di due del calibro di Braque e Picasso, per non dimenticare poi i tentativi dei nostri futuristi, da Soffici a Balla e Carrà (restando in clima Dada, bisogna  anche ricordare Hausmann, Arp, Grosz, e Heartfield).

La Hochperò rimane quella più affascinante con i suoi ritagli presi da giornali e rotocalchi di moda, le protagoniste dei suoi collage vengono brillantemente definite da Fabriano Fabbri nel libro Il buono, il brutto, il passivo come Veneri Storpie, riprendendo un titolo della Consoli.

Corpi scomposti, sgraziati, anti-seducenti e anti-stereotipati, anticipando quindi operazioni artistiche firmate Sherman o van Lamsweerde.

Proseguendo negli anni, la parabola del nostro protagonista collage è costellato da nomi come Paolozzi, Hamilton, Blake, soprattutto in ambito Pop, con immagini di oggetti di consumo e kitsch, colori flash e brillanti. Arrivando agli anni Novanta del XX secolo, il collage scorge il mondo digitale, mixandosi così al mondo fotografico e a notevoli effetti speciali; Botto & Bruno, Giacomo Costa, Aziz+Cucher, Kensuke Koike, ce ne mostrano di geniali.

Il collage tiene fortissimo il passo con le nuove tecnologie, fornendoci nuovi esempi estetici.

Recentemente ha catalizzato l’ attenzione di una frangia di studiosi del settore delle arti visive il lavoro di un artista: Fajar P. Domingo.

Digital mash-up’s Reconstruction. Composing only with iPhone4 apps – mostly ArtStudio. From Jakarta, Indonesia. With Love. Not selling my works.

Così si presenta nella breve introduzione su Instagram.

Ed è proprio lì che si possono seguire i suoi lavori day by day che lui produce e pubblica tramite l’ausilio di sole app per iPhone. Facendo così rieccheggiare la lezione più grande del secolo scorso Tutti possono fare arte! impartitaci da padrini come Duchamp e Warhol. La democratizzazione oggi sembra essere possibile, grazie a prodotti come quelli di casa Apple, e ad applicazioni come Instagram di facile e rapido utilizzo.

Questo artista ha circa 14.000 persone che lo seguono lasciando commenti di apprezzamento riguardo ai suoi lavori.

Lavori che arrivano all’occhio veloci, che catturano l’attenzione per quelle piccole atmosfere ricreate in piccoli riquadri. Queste creazioni, caratterizzate da colori tenui, forme geometriche, precise, sono attraenti come pubblicità. Figure di persone che sembrano ritagliate da fotografie nostalgiche in bianco e nero, catapultate poi in cieli, prati o deserti dal sapore metafisico.

Un effetto straniante e surreale che avvolge queste piccole scene congelate, condite da elementi ritagliati da chissà quale parte per poi ritrovarsi in un cocktail dell’assurdo.

E allora navi che volano più piccoli di immensi uomini-oasi in deserti sconfinati, fari e fattorie, case, strutture di cemento minimaliste, uomini che guardano nell’infinito come quello di Friedrich, gemelle alla Arbus che al posto del volto hanno un fascio di colore rosso infinito, e ancora mucche solitarie e fluttuanti nei cieli, capre testarde, cervi casuali.

Ma non è finita: l’enumerazione fantastica di Domingo trasuda di flash all’Alice nel Paese delle Meraviglie, dove quello che è non è, e quello non è, è.

E allora gambe con calzettoni a righe compaiono immense dal cielo come se piovessero, gli uomini volano e gli umani possono sedersi sulle nuvole, il prato è al posto del cielo e i bambini che vanno sull’altalena prendono la rincorsa sulle nuvole, e poi un uomo barbuto sovrastante dal sorriso immenso, contiene in sé tutto il cielo, proprio come un uomo magrittiano. Un uomo gallo, un pesce rosso gigante gioca con una bambina in un prato di rose, un paracadutista lillipuziano atterra su un teiera rossa a pois che piacerebbe tanto alla Kusama.

Questo e molto altro potrete trovare nel mondo Dominghiano, popolato di richiami, citazioni, situazioni paradossali e surreali che appaiono come poesie visive, brevi, intense.

Sembrano richiamare da lontano, con un sottile eco, la poetica del Gruppo ‘63, delle poesie di Sanguineti come “Quattro Haiku”:

1.
sessanta lune:
i petali di un haiku
nella tua bocca:

2.
l’acquario acceso
distribuisce le rane
tra le cisterne:

3.
è il primo vino:
calda schiuma che assaggio
sulla tua lingua:

4.
pagina bianca
come i tuoi minipiedi
di neve nuova:

 

Piccole immagini, brevi sensazioni, attimi folgoranti.

Un’ intensa brevità congelata di visione, racchiudono i collage digitali o meglio i mash up di Domingo.

E un’ultima splendida immagine, un uomo che spara fiori rosati. Un messaggio portatore di tanti auguri, come quello di anti-violenza. E come recitava Apollinaire:

 

E i cannoni dell’indolenza
I miei sogni sparano verso
i
cieli.

 

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